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Milano

Chi paga l’acquasanta?

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Le parrocchie milanesi rischiano il profondo rosso. La crisi ha colpito duramente nell’ultimo decennio: a migliaia hanno bussato alle porte delle canoniche per un aiuto, mentre le offerte si assottigliano. A Milano – come nel resto del Paese – le parrocchie sono un pezzo di welfare, oltre che una istituzione di fatto. Il debito medio – nell’area metropolitana – è di 50mila euro. I parroci stipulano mutui, magari con formule agevolate, ma sempre più spesso se li vedono negare per mancanza di garanzie. Gli appelli al buon cuore dei fedeli si moltiplicano, ma senza esiti sufficienti. Quest’anno il tam tam è nell’aria: siamo al collasso. A stento regge il servizio degli Oratori estivi, vitale per chi lavora. Purtroppo dalla Curia non arrivano le risorse necessarie: sono anzi le parrocchie a dover inviare una parte delle loro entrate in Arcivescovado. Le entrate dell’otto per mille destinate alla Chiesa cattolica ammontano annualmente ad oltre 1 miliardo di euro: sarà presto inevitabile per Roma e per la Curia milanese incrementare il sostegno diretto alle parrocchie, ormai in grave difficoltà. Più semplice il sistema di finanziamento delle Comunità riformate. Le chiese Anglicana e Luterana (entrambe presenti in città) hanno nel DNA la responsabilizzazione delle comunità locali: il Sinodo destina il 70% circa dei fondi direttamente alle parrocchie. Lo stesso sistema riguarda le Comunità ebraiche. Il fattore finanziamento è di scottante attualità per le Comunità islamiche. Chi finanzia chi? Non è un argomento da poco, soprattutto in vista di tavoli e confronti in arrivo per la costruzione della nuova moschea. Una delle condizioni imprescindibili che la maggioranza di Palazzo Marino sa di non poter eludere è la tracciabilità dei finanziamenti: una sfida non da poco data la molteplicità degli interlocutori e degli intrecci anche politici che questo percorso comporta. Dopo la politica, potrebbero essere le religioni a dover mettere al centro il grande tema della trasparenza.

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