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L’Europa si salverà?

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Quanto è debole l’Europa? Quanto è fiacca e inconsistente? Molto. Un molto che preoccupa a fronte delle sfide da affrontare. Sfide economiche e sfide sociali. Per esempio: l’Europa è pronta a gestire la prestanza, per usare un eufemismo, di popolazioni che vorrebbero, quando va bene, stabilirsi da noi e, quando va male, sottometterci in quanto infedeli? No. Assolutamente no. Ce lo dice l’atteggiamento apatico e remissivo delle istituzioni Ue. Ma anche dei singoli Paesi europei che alternano egoismo e inerzia. Per terminare con il malessere esistenziale di noi europei, la rinuncia a fare figli, l’invecchiamento della società. In questo contesto di crisi mai davvero affrontata è comodo (e inutile) accusare il nuovo governo Salvini/Di Maio di essere una grave minaccia per la già fragile compagine europea. La realtà sta presentando il conto di un lungo periodo di ipocrisia e di avidità. Adesso strilliamo che c’è il populismo al potere. Beh, invece di stracciarsi le vesti, l’Europa potrebbe ricominciare a costruire il futuro. Non un futuro per pochi, per le élite, ma un futuro per i popoli. Popolare è una parola abusata, ma non davvero compresa e sotto sotto disprezzata. In fondo veniamo da una storia di monarchie, aristocrazie, oligarchie. La democrazia da noi è immatura. Non la salvaguardiamo certo riempendoci la bocca di retorica e trovando capri espiatori. Possiamo invertire la rotta? Certo. Cominciamo da una politica estera e di difesa comune: veramente e solidamente dalla parte degli interessi europei. Cominciamo a sostituire una figura come Mogherini, emblema del compromesso al ribasso. Passi concreti, non parole.

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