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Covid, Londra alza la muraglia cinese. E la UE?

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Notizia del Times di oggi: Boris Johnson annuncia una legge per prevenire le acquisizioni straniere che mettono a rischio la sicurezza nazionale. Con la crisi economica da Coronavirus qualcuno starebbe mettendo le basi di una campagna acquisti strategica di imprese inglesi che Downing Street non gradisce affatto. Va da sé che il sospettato numero uno è la Cina. Le aziende inglesi dovranno dichiarare eventuali offerte di acquisizione nel caso in cui compromettano la sicurezza del Regno Unito. Altrimenti incorreranno in sanzioni pesanti e potrà scattare anche l’arresto. Una legge che acuirà le tensioni con la Cina, dopo l’approvazione del piano per individuare alternative a Huawei nel network 5G inglese.

Occhi puntati sull’economia per evitare che si trasformi, causa vulnerabilità delle imprese, nel Cavallo di Troia di potenze autoritarie. Fa bene Johnson? O è una mossa grossolana?

Oggi sul Corriere della Sera Panebianco conclude il suo editoriale dedicato alla nuova preoccupante ondata di statalismo in Italia con un riferimento ai sondaggi da cui emerge che nel nostro Paese crescono le simpatie per la Cina e la Russia. Non siamo gli unici in Europa a rischiare di sbandare, basti pensare all’Ungheria di Orban e al patto col diavolo stretto con Pechino per la linea ferroviaria che è parte della Via della Seta e che di fatto porta il Dragone cinese nel cuore dell’Europa.

In questo scenario viene da chiedersi che cosa fa l’Ue. Se vuole, sa essere un punto di riferimento quanto a sistemi normativi all’avanguardia, a cui guarda tutto il mondo. I singoli Stati provati dall’emergenza sanitaria possono fare un passo falso. C’è bisogno, e presto, di un’Europa tonica e intraprendente, che protegga e indichi la strada.

 

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