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Centro, serve un nuovo Re Artù

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Nascerà alla fine qualcosa di nuovo sotto il cielo del centrodestra liberale? Un partito, una formazione, un movimento, in grado di intercettare il voto degli Italiani che si astengono o sono migrati verso altre forze perché non trovavano più risposte alle loro domande? Il voto degli Italiani moderati è diventato come il Sacro Graal, tutti lo cercano. O come la spada nella roccia, tutti si cimentano nel tentativo di estrarla ma solo uno, il più intelligente e coraggioso, è il predestinato. Finora è stato Silvio Berlusconi a vestire i panni di Re Artù, e all’inizio i cavalieri della Tavola Rotonda erano davvero dei sir Lancillotto, valorosi e fidati. Poi via via è stato difficile tenere alta la qualità e addio sogni di gloria. La realtà è dura, la Lega ha staccato di un pezzo l’alleato Forza Italia e si è messa a governare col diavolo tentatore, i malefici Cinque Stelle, l’esatto contrario dei liberali. Adesso dalle parti del cosiddetto centro il mare è agitato dopo anni di bonaccia, si moltiplicano le correnti, si organizzano riunioni – spicca per rilevanza mediatica quella romana del prossimo 6 luglio organizzata da Toti al Brancaccio – è tutta una corsa a posizionarsi, dentro e fuori Forza Italia. Anche a Milano monta il risiko politico, con esponenti di partito che sembrano pronti a partire per nuovi lidi. I giornali pubblicano le mappe con le faccine e le frecce, un classico dell’estate: chi sta con chi, chi sale e chi scende. Il rischio è che gli elettori le interpretino come un escamotage per salvarsi dalla prossime tempeste elettorali che potrebbero ridurre le navi di quella che fu un’invincibile armata in relitti alla deriva. Il sentimento dominante è la paura, che spinge a rifugiarsi in porti ritenuti sicuri. Proprio nel momento in cui ci sarebbe invece bisogno di coraggio, generosità e capacità di cambiare. Serve una proposta nuova, altrimenti i voti non torneranno.

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