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Approfondimento Cultura Politica

I mille bolli blu

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Partiamo dal particolare per capire il generale: la provincia spiega il Paese. A Varese il Consiglio comunale ha introdotto l’antifascismo (auto)certificato. Dunque attenzione:è vietato concedere sale comunali ad associazioni che non presentino un’autocertificazione antifascista. Cioè un foglio di carta dove io stesso scrivo: sono antifascista. Il funzionario recepirà, timbrerà, autorizzerà. E se dichiaro il falso? Se invece sono convintamente fascista? Posso ugualmente usare la sala comunale, basta che esibisca l’autocerficazione, il bollino. Siamo sempre stati il Paese dei tagliandi, ma oggi la religione del certificato ha fatto un balzo in avanti. Ce ne accorgiamo tutti. Non produciamo soluzioni o strategie, ma documenti, timbri e “visto si proceda”. Ci nascondiamo dietro i fogli di carta con quei bei tamponi azzurrini. Sbam! E tutto è a posto: oh dolce  suono. Prendiamo il tagliando antifrode: è la novità che troveremo domenica ai seggi elettorali. Un bollino con un codice alfanumerico da applicare su ogni scheda e che dovrebbe scongiurare la compravendita mafiosa dei voti. La mafia è padrona del mondo, traffica in bitcoin. Noi con il tagliandino ci sentiamo al sicuro. Viene da sorridere, eppure la cultura dei bollini monta, si insedia nelle nostre vite. Come combattere la corruzione? Con le carte prodotte dall’Anac. Come contrastare l’inquinamento? Con il bollino blu. Come avere la coscienza a posto? Con l’autocerficazione antifascista. Quest’ultima però è davvero una trovata inedita, uno scatto in più, temiamo senza ritorno. Certificare gli ideali. Tra poco certificheremo i valori e i sentimenti. Vedete? Sono una persona buona, ecco qui il mio bollino. Poi invece estraggo una pistola e sparo. Forse – orcamiseria – mi era scaduto il bollino.

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